Da diversi anni la riforma della giustizia prende i titoli dei giornali. Di solito però si tratta di conflitti tra istituzioni che sembra facciano a gara a chi ha più potere e indipendenza. E' molto diversa l'insofferenza che tormenta il cittadino nei confronti della macchina giudiziaria e del potere istituzionale. Ricostruire la realtà a posteriori è un'operazione mostruosamente difficile. Occorre mettere insieme soggettività, realtà dei fatti, regole, norme, senso del giusto. Il lato amministrativo della giustizia ha bisogno di cultura gestionale e manageriale che riducano i tempi dei processi, rendano più snelle le procedure e razionalizzino l'uso delle risorse. Tutto questo sforzo è necessario ma non sufficiente. Il senso profondo e ideale delle regole, che dovrebbe coinvolgere la pubblica amministrazione e la magistratura, conducendole verso il rispetto per il cittadino, è la colonna portante della convivenza civile. Questo romanzo, pieno di riferimenti tecnici alla realtà di una vicenda giudiziaria minore, è un contributo alla lettura del rapporto ormai quasi impossibile tra Stato e cittadini, in mancanza di un salto culturale ed epocale di qualità, in grado di restituire alle istituzioni il proprio altissimo compito.